domenica 26 febbraio 2012

In Italia gli stipendi più bassi d'Europa

Da Repubblica.it:

I lavoratori italiani sono tra i meno pagati d'Europa. Meno degli spagnoli, ciprioti e irlandesi, che pure non se la passano meglio di noi. E la metà di tedeschi e olandesi. Una situazione che pesa sempre di più sulle famiglie. Tanto da meritare immediatamente la reazione del ministro del Walfare, Elsa Fornero: "In Italia abbiamo salari bassi e un costo del lavoro comparativamente elevato. Bisogna scardinare questa situazione, soprattutto aumentando la produttività".

Ma c'era qualcuno che ancora non lo sapeva?
Si è dovuto aspettare una pubblicazione ufficiale per prendere coscienza di un fatto che era ovvio e conosciuto da tutti.
E il Ministro Fornero sbaglia, perchè non è affatto vero che il costo del lavoro in Italia sia più alto che nel resto d'Europa, anzi. E' però sicuramente più alto dei paesi con cui l'insipienza industriale dei nostri cosiddetti imprenditori ci ha costretto a concorrere, che sono sostanzialmente quelli del terzo mondo, e che fra poco ci supereranno per capacità industriale.
Sembra ormai inutile ripetere per l'ennesima volta la stessa storia: siamo una nazione fatta quasi esclusivamente di piccole e piccolissime industrie, di gestione tipicamente familiare. Di conseguenza non vi è alcuna capacità di innovazione tecnologica, di invenzione scientifica, di imporre al mondo un prodotto innovativo e unico e quindi in grado di produrre un utile specifico elevato, senza concorrenza da parte dei paesi emergenti. Fatte salve le solite poche eccezioni, siamo impantanati nella palude derivante dall'ideologia del piccolo è bello, che era propagandato solo perchè non si era capaci di essere grandi, mentre i nostri grandi imprenditori vendevano i settori più innovativi tecnologicamente per investire il ricavato in rendite di posizione e/o monopoli di fatto.
Ora che la maggior parte del danno è fatto ci viene chiesto di cercare di invertire la rotta, ma senza chiederne il prezzo a chi fino ad ora ci ha guadagnato, ma sempre e solo a quelli che devono continuare ad essere i meno pagati d'Europa, e possibilemnte devono ulteriormente rinunciare a qualche piccola garanzia per ridurre ancora un poco il costo del lavoro e cercare di mantenere per qualche giorno ancora un piccolo vantaggio sulla Cina.
Invece deve essere cambiata completamente la politica industriale, nel senso che ce ne deve essere finalmente una, che spinga alle concentrazioni in grado di fare vera innovazione, facendo morti e feriti se necessario, ma possibilmente solo tra gli (im)prenditori nostrani e molto meno tra la forza lavoro, anche se sarà difficile non avere conseguenze anche per loro. Solo che lo sviluppo che ne dovrebbe seguire potrebbe portare alla creazione di veri posti di lavoro molto più remunerati, specialmente tra la parte di lavoratori a più alta preparazione culturale, che ora stanno semplicemente abbandonando il paese per pura disperazione.
Meno manovali e più ingegneri, chimici, fisici, biologi. Meno edilizia e più chimica, farmacologia, informatica.
Ancora una volta sono cose ben conosciute, ma che non si sanno come raggiungere, anche perchè siamo un paese di corporazioni, e le corporazioni piuttosto sono disposte a distruggere tutta la società pur di non rinunciare al più piccolo dei propri privilegi.

1 commento:

  1. Quando la "classe dirigente" non capisce che potrebbe aumentare il proprio benessere aumentando quello degli "altri"...tutto il discorso diventa utopia...

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