giovedì 10 maggio 2012

Ma il self-publishing travolgerà l'Editoria tradizionale?

Da CorrieredelleSera.it


.........
Si parla sempre più di ebook, ma sembra che la battaglia tra la vecchia e la nuova editoria si giochi su un’altra questione cruciale: il cosiddetto self-publishing. Perché il meccanismo digitale che conduce all’autopubblicazione è fondato davvero su una mentalità nuova rispetto a quella tradizionale. 
.......
Non è questo, però, l’aspetto principale del self-publishing secondo Ferrario. «Il vantaggio maggiore è per gli autori già affermati che vendono centinaia di migliaia o milioni di copie: mentre Random House pubblica il loro libro tra i 4 e gli 8mesi dopo la consegna e offre il 15 per cento su ogni copia venduta, Amazon assicura l’uscita immediata e garantisce all’autore il 70 per cento di diritti». Certo, converrebbe a chiunque, anche se il prezzo di copertina online è inferiore a quello della libreria. 

........
Piccioli: Penso infatti che il ruolo dell’editore, anche di quello più cinicamente commerciale, sia ancora insostituibile. Non solo per la responsabilità della scelta, che oggi, nella tarda modernità diffidente dei grandi progetti, non è mai solo culturale, inutile fare i bovaristi culturali: ogni scelta editoriale è frutto di un compromesso fra conto economico, condizione del mercato, esigenze commerciali. Però l’editore è un collaboratore dell’autore, lo sostiene, spesso anche psicologicamente, lo consiglia, gli propone temi o correzioni di sviluppi narrativi. Basta pensare, per citare una persona che tutti rimpiangiamo, a Grazia Cherchi: ancor oggi molti noti scrittori la ricordano con riconoscenza. Il self-publishing nasce anche, credo, sull’onda di una leggenda, che cioè gli editori scelgano in base a raccomandazioni, camarille, pressioni varie di cerchie intellettuali chiuse e impenetrabili. È la classica reazione di chi si sente rifiutato, non accetta la propria mediocrità e vive il rifiuto come un affronto. Ma gli editori ricevono centinaia dimanoscritti illeggibili. Poi magari sbagliano nelle scelte, però davvero niente che minimamente meriti resta impubblicato. Personalmente ho rifiutato libri che poi, magari a distanza di qualche anno, ho visto uscire da altri editori (ma non per questo ho rimpianto la decisione). 

........
Ferrari: «Io, alla fine, a dire la verità, non so fino a che punto il self-publishing avrà un grande sviluppo e potrà diventare un modello. Quel che più mi preoccupa è la divaricazione molto forte tra la produzione editoriale molto bassa, che ha un pubblico sempre più vasto, e la produzione media o alta che ha difficoltà sempre maggiori e pochissimo spazio nei punti vendita e nei processi di comunicazione. È possibile che il self-publishing finisca per alimentare ancora di più la parte bassa». ........

Questo è un tema caldo, o forse addirittura infuocato, dato che riguarda la vera sopravvivenza degli editori di libri ma anche dell'intera catena di distribuzione e vendita, fino alle librerie, che ne dipendono direttamente. Ed è anche un tema complesso, che non si può certo risolvere con qualche slogan, come purtroppo tende a fare l'articolo di cui ho riportato pochi stralci.
Fare un discorso completo richiederebbe tempo e spazio, che ora non ho, per cui mi limito a poche annotazioni, rimandando a data da destinarsi, se ne troverò il tempo,  l'analisi dettagliata.
La prima osservazione che devo fare è su quella che nell'opinione di Piccioli è una leggenda: che cioè gli editori scelgano in base a raccomandazioni, camarille, pressioni varie di cerchie intellettuali chiuse e impenetrabili. Guardando quello che pubblicano, ma sopratutto quello che pubblicizzano con quello che è il loro vero potere e la loro vera forza d'urto, sembra invece un dato di fatto.
Non è quindi tanto l'autopubblicazione o il formato in cui avviene, se come Print on Demand o come ebook, ma è la perdita di funzione selettiva dell'editore classico che è la questione in gioco. E poichè l'analisi oggettiva di quello che è di fatto il risultato del loro ruolo dice che non si tratta più di una selezione qualitativa, ma è ormai per la più larga parte una selezione di marketing,  che non richiedendo qualità si presta più facilmente ad operazioni clientelari, la loro funzione risulta oggettivamente inutile se non dannosa.
Tra l'altro, per evitare di dare spazio a chi si richiama al libero mercato e alle sue richieste, c'è da far notare che la limitatezza del numero di romanzi stampabili, ma sopratutto i monopoli della distribuzione e della gestione degli spazi fisici nelle librerie, fanno sì che le scelte editoriali di fatto formino il mercato e ne condizionino pesantemente le sue scelte.
E' il cane che come sempre finisce per mordersi la coda.
Quindi tutte le lamentele da parte degli editori e dei loro portaborse, nonchè supporter prezzolati come sono gli Autori Pubblicati, lasciano il tempo che trovano. Se gli editori non reinventano un loro ruolo effettivo e di utilità per gli utenti finali, è giusto che scompaiano.
Sugli ebook, la carta stampate e nuovamente il ruolo degli editori spero di ritornare a parlarne abbastanza presto.

Nessun commento:

Posta un commento