domenica 25 novembre 2012

Gli insegnanti e il corporativismo

Oggi il Primo Ministro Monti ha fatto delle considerazioni sulle ultime proteste degli studenti, e tra le tante cose banali dette, spicca anche questa frase ( da Repubblica.it):

"Gli studenti sono quelli più in credito e fanno bene a manifetare il loro dissenso" ha poi puntato il dito contro "i privilegi corporativi" di alcuni insegnanti: "Nella sfera del personale della scuola abbiamo riscontrato anche grande spirito conservatore", come la "grande indisponibilità  a fare due ore in più a settimana che avrebbe significato più didattica e cultura"

Io credo che se davvero intendeva aumentare la didattica e la cultura nella scuola, avrebbe dovuto proporre agli insegnanti di fare due ore di più agli stessi studenti, non a studenti diversi per ridurre il numero di insegnanti, e aumentare di conseguenza lo stipendio, non tenerlo bloccato e lasciarlo erodere dall'inflazione. Questa proposta sarebbe stata a favore di una maggiore didattica e cultura. Quella che il suo governo ha fatto è solo stata un aumento del carico di lavoro individuale per ridurre la spesa, senza alcun vantaggio per gli studenti se non di avere insegnanti più stressati.
Che poi la società italiana sia sostanzialmente corporativa lo si sa da tempo, e nessuno è mai riuscito a limitare il potere delle corporazioni, per cui sono contento che Monti, anche lui, abbia questa preoccupazione, ma se vuole fare qualcosa di significativo dovrebbe incominciare dalle corporazioni serie, quelle che hanno il potere di condizionare l'economia italiana e distorcerne la società. Potrebbe incominciare dai medici, dai farmacisti, dai notai, dai magistrati... o Monti vede il corporativismo solo nelle piccolezze di piccoli privilegi di una parte minoritaria degli insegnanti?
O magari si sente forte solo di attaccare le corporazioni più deboli ed insignificanti? In questo caso, almeno abbia il pudore di tacere.

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