Perché la
Cancellieri si sarebbe dovuta dimettere (secondo me)?
La risposta breve
è perché l’hanno beccata.
La risposta lunga
è lunga, perché in Italia gli aspetti più banali non sono mai tali, e
specialmente nella politica è veramente difficile far diventare la responsabilità
personale un elemento significativo.
Per cercare di
chiarire la risposta lunga, partiamo da un elemento che non è discutibile: la
Cancellieri è amica dei Ligresti, lo è in modo abbastanza stretto, ed esistono
evidenze di passati favori reciproci. Niente di serio e senza significati
penali, ma indicatori di una buona conoscenza reciproca.
E veniamo ad uno
dei punti principali: si possono avere dubbi che la famiglia Ligresti abbia
avuto, nei lunghi anni di successo economico, anche comportamenti legalmente,
ma soprattutto moralmente, discutibili? Due fratelli siciliani arrivati al nord
senza evidenti capacità economiche, con attività inizialmente banali, sono in
pochi anni diventati, entrambi e in modo diverso ma complementare, proprietari
di imperi economici. Il farmacista diventato proprietario di una serie di
cliniche private, tra cui le più prestigiose della Lombardia (io ho subito un
intervento piuttosto complesso in una di queste, e ho potuto conoscerla bene),
ed il fratello che diventa uno degli uomini più facoltosi e potenti d’Italia.
Un poco come Berlusconi che però, non essendo siciliano, l’aggancio con la
Sicilia ha dovuto crearlo per interposta persona.
Così come è
chiaro (tranne che alla magistratura) come ha fatto Berlusconi a “trovare” i
capitali necessari alla sua crescita economica, i sospetti su pratiche analoghe
per i fratelli Ligresti di fatto si sprecano. Sospetti, mai certezze, ma dalle
inchieste che hanno portato alle accuse di questi giorni all’intera famiglia
risulta anche che certe “pratiche gestionali” al limite della correttezza, e
forse solo formalmente corrette, e magari anche no, sono state usate da tempo.
Una persona con
un grosso ruolo istituzionale, come era al tempo la Cancellieri, con le
competenze che sicuramente ha, e con la familiarità che ha dimostrato di avere
con i Ligresti doveva sicuramente essere ben conscia di cosa succedeva e di
come tanta ricchezza era ottenuta. Mi rifiuto di pensare che la Cancellieri
fosse tanto ottusa solo su questo argomento.
D’altra parte le
amicizie potenti, a cui magari chiedere un piccolo, piccolissimo favore quando
necessario, da restituire ovviamente quando possibile, non hanno mai fatto
male, anzi in Italia sono praticamente la condizione necessaria per poter
entrare, e rimanere, in certi ambienti. Il concetto normalmente ritenuto
corretto è che se non si viola apertamente la legge, tutto è permesso.
Anche nelle altre
democrazie occidentali questi rapporti sono all’ordine del giorno, perché un
ceto sociale (non uso la parola “classe” perché non proprio adatta in questa
situazione, ma è come se l’avessi usata) si identifica non solo per il proprio
ruolo economico ma anche per le proprie relazioni sociali. Quella che è
normalmente chiamata “classe dirigente”, anche se non è una vera classe, si
identifica in modo particolare per l’interconnessione di favori, di rapporti di
amicizia, e di intrecci di interesse. Il che non impedisce certo l’esistenza di
guerre feroci e di tradimenti repentini. Però il rapporto familiare con le sue
amicizie dirette normalmente è un elemento particolarmente forte, specialmente
in Italia.
Ma se questi
rapporti esistono anche all’estero, perché ci lamentiamo del caso Cancellieri?
Perché nelle
altre democrazie occidentali questi rapporti esistono, ma alcuni di questi sono
considerati ufficialmente scorretti, come nel caso di una persona con ruoli
politici istituzionali rispetto ad interessi privati che possono configgere con
l’interesse pubblico. In casi del genere, anche se si sa che vecchi rapporti di
amicizia ci possono ancora essere, è ritenuto estremamente scorretto farsi
beccare in un evidente favoritismo. Il politico trovato a fare una cosa del
genere normalmente non aspetta il giudizio formale dei suoi pari, che sarebbe
d’altronde scontatissimo, ma generalmente si dimette prima ancora di essere
messo sotto accusa.
Questa è la
garanzia di un buon funzionamento delle istituzioni anche in presenza di
rapporti personali che indubbiamente ci sono e non possono essere
improvvisamente cancellati: quando una persona è chiamata a compiti
istituzionali al di sopra delle parti, i suoi rapporti di amicizia devono
necessariamente essere abbassati sotto una soglia di osservabilità piuttosto
rigorosa. Se poi ti beccano con anche solo un dito nel vasetto della marmellata,
fai il piacere di ringraziare tutti per la fiducia che ti era stata data e te
ne torni a casa.
Questo era quello
che avrebbe dovuto fare la Cancellieri, se fosse stata persona d’onore,
orgogliosa del proprio ruolo e convinta di averlo meritato per la propria
capacità.
Se invece pensa
che a una come lei è permesso di privilegiare le amicizie rispetto al dovere,
che telefonare a persone inquisite per reati gravi e quindi con altissima
probabilità sottoposti a controllo telefonico, e “mettersi a disposizione” per
aiutare in qualche modo sia un’azione legittima e non invece moralmente
criticabile, anche se senza azioni conseguenti illegali, allora non merita
nemmeno più il diritto di dimettersi, ma va esonerata e basta.
In ogni caso è un
ottimo (anche se brutto) esempio dei problemi che affliggono la nostra incapace
“classe dirigente” e che stanno portando il paese alla rovina.
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