venerdì 19 settembre 2014

L1L0, un bel racconto e un'occasione per delle considerazioni

Ho letto questo bel racconto Steampunk, pubblicazione gratuita della Antonio Tombolini Editore nella collana Vaporteppa (che è l'italianizzazione steampunk del termine Steampunk). Ne ho parlato nella mia rubrica cosaleggo, ma qui voglio ampliare le considerazioni che la vicenda di quel racconto mi aveva portato a fare e che avevo già espresso brevemente e magari anche un poco polemicamente in quel commento.
Come avevo detto, questo racconto era stato presentato per un concorso indetto da Il Duca di Baionette sul suo blog, ed era anche risultato vincitore. Diverse vicissitudini avevano impedito la pubblicazione dei racconti ritenuti adatti dopo una loro revisione. Marco Carrara, che è Il Duca di Baionette, è ora diventato il curatore della collana Vaporteppa, e alcuni di quei racconti, dopo profonda revisione, sono stati pubblicati, o lo saranno a breve, in questa collana.
Io ho letto L1L0 sia nella versione originale che in quella attuale, e posso dire che il lavoro di editing che Marco Carrara ha fatto è stato davvero efficace, e ora il racconto non sfigurerebbe nemmeno su riviste anglosassoni. È un racconto leggero e divertente, ma ora è scritto davvero bene, si legge senza alcun intoppo e scorre piacevole sino alla fine.
L'editing, questo è il problema che tutti gli autopubblicati hanno, nessuno escluso, come ho spesso sottolineato nel commento alle diverse opere di cui ho parlato. Per qualcuno il problema è grave ed avrebbero bisogno di un editing molto profondo, che coinvolga anche la gestione della storia, e non solo gli aspetti formali, per altri si tratterebbe solo di smussare ruvidezze, piccoli errori ma irritanti per il lettore, in ogni caso al momento non ho ancora incontrato un'opera autopubblica che non godrebbe di un buon miglioramento da un editing adeguato.
Questo perché quasi sempre, e nei casi migliori, quello che viene definito "editing" si limita alla lettura critica da parte di uno o più amici, che però non hanno la necessaria contrapposizione di interessi da poter davvero imporre le correzioni eventualmente ritenute necessarie, ammesso pure che abbiano le capacità di riconoscerle. Se sono anche loro degli scrittori autoprodotti o aspiranti tali, la possibilità che soffrano degli stessi limiti di giudizio degli autori di cui dovrebbero fare editing è estremamente alta.
Un secondo elemento che mi colpisce, e questa volta anche un po' personalmente, è il fatto che la maggioranza di questi "scrittori" non ama molto le critiche alla loro tecnica narrativa, anche quando ben documentata, arrivando a ritenere che l'unico compito di un lettore sia di dire se la lettura gli è piaciuta o meno, ovviamente senza capire il perché. Che a sostenere questa bestialità siano anche autori che stimo, di cui compero e leggo le opere, mi irrita ancora di più, e mi fa pensare che sia una autodifesa preventiva alla loro vera incapacità di gestire professionalmente la scrittura, perché io ritengo sia non solo diritto, ma addirittura dovere di un lettore il capire perché, per quali ragioni, nella struttura e nella trama di una narrazione, la narrazione stessa gli piace o non gli piace.
Ritengo quindi importante far notare come Marco Carrara, il Duca di Baionette, abbia sempre espresso molto chiaramente, con fermezza e anche molto folclore, le sue idee su come debba essere strutturata una narrazione di genere, e per questo è ritenuto uno dei peggiori talebani delle cosiddette regole, che poi regole non sono ma solo consigli basati sull'esperienza e il buon senso e ampiamente diffusi nel mondo anglosassone, dove sono date per scontate. Ma è proprio Marco Carrara, il talebano, che ha migliorato in modo significativo il racconto L1L0 con il suo lavoro di editing insieme all'autore, a dimostrazione che certe regole, se applicate con la consapevolezza del loro significato generale, portano davvero ad un prodotto migliore, e se i lettori diventano più consapevoli del perché molti dei romanzi che gli vengono proposti sono delle vere schifezze, il mondo inflazionato degli aspiranti scrittori italiani non ne potrà che avere un grosso vantaggio.

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